TESTI - ETICA E MORALITA' NELLA GRAFICA

ETICA E MORALITA' NELLA GRAFICA
Sul numero 64 di febbraio 1989 del Giornale dell’Arte Gian Alvise Salamon, nell’ultima parte di un lungo articolo nella Rubrica Il punto di vista, dal titolo Le «fotolito» dei dipinti: gli antichi sapevano già come fare, scriveva: "Quando sulla lastra compariranno di nuovo paternità e maternità delle opere, sarà facile distinguerle dalle altre incisioni, mentre sarà molto rischioso scrivere indicazioni inesatte, in quanto diverrebbe frode in commercio perseguibile per legge. L’artista incisore, per facilitare la comprensione del pubblico, deve solo riutilizzare quei vecchi termini, «incise», «inventò», «scolpì», ecc. ormai dimenticati, e inciderli sulla lastra. La stessa cosa dovranno fare gli stampatori e gli editori. Nel mercato, gli esperti che sanno distinguere un originale da una copia, denuncerebbero immediatamente la truffa e le conseguenze per l’artista, che oggi sta sfruttando il mercato con riproduzioni eseguite con grafica-pittura, sarebbero disastrose, in quanto il suo mercato crollerebbe rapidamente... Ricordo che ogni opera d’arte deve essere accompagnata dal certificato di garanzia con la fotografia dell’opera, e si consiglia l’acquirente di leggere attentamente i certificati; se questi non sono chiari, leggibili e non indicano palesemente chi e come ha realizzato l’opera, non sono validi e l’acquisto non deve essere effettuato. Inoltre, affinché la garanzia abbia valore questa deve essere emessa da una persona responsabile, da un commerciante, dal pittore stesso o dal suo archivista e non da un privato". Nel numero 1 di Grafica & Acqueforti abbiamo riportato integralmente l’articolo di Salamon: la cosa ha suscitato interesse ma anche polemiche, molte delle quali improprie e inattuali. E’ necessario pertanto insistere su alcuni punti. L’artista, nel nostro caso, l’incisore, deve seguire una sua etica ben definita. Non deve certo trasformarsi in un notaio o in qualcuno che gli assomigli. Le stampe sono il prodotto del suo ingegno e della sua creatività artistica ma rappresentano anche un bene commerciabile e di conseguenza costituiscono un rischio di contraffazione o di possibili quanto facili truffe. Non parliamo poi degli eredi legali di un artista: hanno degli obblighi morali maggiori. Un esempio illuminante. Qualche anno fa circolava una cartella di incisioni con questa strana particolarità editoriale: nel frontespizio le acqueforti risultavano essere di Mario Sironi, nel colophon le acqueforti erano state eseguite dall’opera di Sironi. Che cosa era accaduto? Gli eredi di Sironi, 15 anni dopo la morte dell’artista, avevano incaricato un incisore di ricavare delle acqueforti da alcuni disegni originali. In effetti i disegni di partenza erano di Sironi, cioè originali, le acqueforti invece erano fasulle poiché erano state eseguite da un incisore anonimo, tanto poco professionale da non poter mai essere citato. Un’operazione prettamente commerciale, anche se nel frontespizio si legge "Chi, nel culto, ha sacra la memoria di Mario Sironi, ha sentito la necessità di fare conoscere aspetti grafici della sua opera imponente anche per illuminare i poliedrici aspetti di una personalità così complessa". Belle parole, corrispondenti in realtà solo al valore artistico dell’opera di Mario Sironi. Peccato, però, che dietro la facciata autorevole di Sironi, come di tantissimi altri artisti morti o ancora viventi, si nascondano spesso tutti gli elementi di una truffa ben preparata. Sironi non ha mai inciso o voluto incidere quelle acqueforti, contrabbandate per opere tratte da: una dicitura ambigua e surrettizia, perché sfrutta il nome di un grande artista. Che valore avrebbero avuto nel mercato quelle incisioni, eseguite e firmate solo dall’oscuro incisore?
1999 Filippo Maria Patella
(tratto da ART GM, Anno II, Numero 2)